Modiano (OpenAI): “L’Europa ha tutto per eccellere nell’IA. Ecco perché il momento è adesso”

OpenAi un anno fa ha scelto Laura Modiano per aiutare le startup europee a crescere usando la usa Intelligenza artificiale. Classe 1986, londinese, origini greche, ma nome che tradisce altre radici, è stata tra gli ospiti della prima giornata della Italian Tech Week di Torino. Ospite atteso dalle centinaia di fondi e startup presenti all’evento. Modiano è il ponte dell’azienda di Sam Altman in Europa. “Un privilegio”, precisa. Un ponte che sta ancora costruendo su un terreno che ritiene particolarmente fertile per storia, tradizioni, competenze e prospettive.
Partirei sciogliendo ogni dubbio. Non è italiana, non parla italiano. È nata e cresciuta a londra, ma ha origini greche. Eppure il suo nome…
(Ride). “Ok chiariamolo. Mi chiamo Laura Modiano, sono figlia di Giuseppe Giovanni e nipote di Armando. La mia famiglia è decisamente italiana. Siamo italiani. Ho perso l’occasione di imparare l’italiano, ma mio nonno era di Milano. Ed è molto orgoglioso che io sia qui oggi, ha 102 anni”.

E la Grecia?
“Mio nonno si è trasferito in Grecia durante la guerra, e così mio padre ed io siamo nati e cresciuti ad Atene. Ma c’è un fortissimo orgoglio per le nostre radici italiane. Sono molto orgogliosa di avere il passaporto italiano”.
Ok ora nessuno potrà più sbagliare. Veniamo al ruolo che ricopre da un anno per conto di OpenAi: cosa significa concretamente cercare startup in Europa?
“Innanzitutto è un privilegio. Significa lavorare con quattro gruppi principali. Primo: con i fondi di venture capital, per assicurarmi che abbiano accesso a OpenAI in tutto il loro portafoglio — che si tratti di crediti, supporto o relazioni di lungo termine. Secondo: con i fondatori delle startup. Mi piace avere un rapporto diretto con loro, per capire come possiamo supportarli. Terzo: con i loro team tecnici, sviluppatori e ingegneri, in modo che i nostri specialisti possano aiutarli ad avanzare nella tecnologia nel modo più appropriato. Infine, con la comunità più ampia di sviluppatori: studenti, operatori, persone che partecipano ai nostri hackathon o ricevono le nostre newsletter, e che un giorno potrebbero fondare o unirsi a una startup.
Cosa cercate nelle startup: partnership, acquisizioni?
“No, io non mi occupo di acquisizioni. Il mio ruolo riguarda l’aiutare le startup a fare cose. Le startup usano le nostre API (strumenti che un’azienda tecnologica mette a disposizione delle altre per costruirci sopra la propria tecnologia, senza ricominciare tutto daccapo, ndr) e i nostri modelli per creare le loro aziende. Quando parliamo di AI native startups, intendiamo società che usano i nostri modelli per costruire applicazioni”.
Ci fa un esempio?
“Fyxer è una piattaforma di email basata sull’AI che usa i nostri modelli — oggi GPT-5 — per aiutare a scrivere email, registrare conversazioni, produrre sintesi delle call. Stanno affrontando un problema molto vecchio, quello della comunicazione, con una tecnologia nuova”.
Perché OpenAI è così interessata a sviluppare un ecosistema forte di startup in Europa?
“OpenAI è un’azienda globale. Abbiamo uffici a Londra, Dublino, Bruxelles, Zurigo, Parigi, Monaco. Stiamo espandendo i nostri team perché vogliamo essere vicini a chi costruisce. Così come diciamo alle startup europee che devono guardare al mondo, anche noi vogliamo essere vicini ai migliori costruttori, ovunque si trovino. E credo che alcuni dei migliori siano proprio in Europa”.
Ricopre questo ruolo da un anno circa. Che bilancio fa?
“È stato l’anno migliore della mia carriera: ogni giorno ho la sensazione di fare qualcosa che conta. Vedo crescere l’ecosistema e, parallelamente, sento di crescere anch’io grazie a questo lavoro a contatto con i founder. È stato l’anno più gratificante della mia vita professionale”.
Qual è il suo obiettivo in Europa?
“L’Europa è un mercato grande, con tanti Paesi e lingue. Il nostro compito è assicurarci di essere accessibili, vicini, e di portare tutto ciò che offriamo anche qui. Non vedo questo come una sfida, ma come una gioia: viaggiare, incontrare founder, avere team nelle nostre sedi europee. Non possiamo essere in ogni città fisicamente, ma con la tecnologia possiamo esserci ovunque. Offriamo risorse online, newsletter, librerie, sessioni live in diversi fusi orari. È un investimento che vale la pena, perché porta valore ai founder e agli sviluppatori locali”
Per lei le startup europee hanno qualcosa di speciale rispetto alle altre. Cosa?
“Parlando di startup AI, la differenza sta nelle competenze tecniche. Per costruire startup AI oggi serve una base tecnica solida: si può fare molto anche senza, ma per crescere velocemente e raggiungere livelli eccezionali bisogna avere queste capacità. L’Europa ha una grande tradizione in questo senso”.
Più volte ha sottolineato che “il momento è adesso”. Perché?
“Perché c’è slancio, e lo slancio solleva tutti. I problemi e le opportunità sono più chiari che mai: se non li risolvi tu, lo farà qualcun altro. Voglio che siano i founder europei a cogliere queste occasioni. Ci sono competenze, capitali e voglia di adottare gli strumenti. In più, OpenAI oggi offre modelli avanzati, con prezzi accessibili e funzioni nuove, come GPT-5, che uniscono linguaggio e ragionamento. Tutto questo rende possibile costruire velocemente, testare e fallire con costi e rischi minori. È davvero il momento giusto per sperimentare.
Ci sono settori in cui le startup europee hanno un vantaggio, o in qualche modo riescono a dimostrare sul campo di avere qualcosa di speciale?
“Vedo eccellenze in ogni verticale: customer service, healthcare, fintech, gaming, legal tech, video generation, avatar, voce. Ci sono aziende europee che sono tra le prime tre al mondo nei rispettivi settori: Parloa in Germania per il customer service, Legora in Svezia per il legal tech, Synthesia per gli avatar video, Tortoise nella tecnologia clinica, Limbic in UK per la salute mentale, PhotoRoom in Francia per la generazione di immagini. E l’Europa ha una lunga tradizione nel gaming e nell’hard tech, quindi anche qui ci sono grandi opportunità.
Ci sono differenze tra Paese e Paese? Settori in cui magari in Francia, o in Germania sono più bravi che altrove?
“Non direi che un Paese sia migliore in assoluto. Piuttosto, alcuni hanno tradizioni forti in certi campi. Ad esempio i Paesi nordici hanno una lunga storia nel gaming. Candy Crush, per esempio, è nato da un team UK-svedese con un fondatore italiano, Riccardo Zacconi. Ha costruito un successo globale e oggi continua a investire e a supportare altri founder: è un esempio perfetto di come in Europa si crei un ecosistema virtuoso che genera altre startup”.
E per quanto riguarda l’Italia?
“Non ho dati precisi, ma ci sono aziende come Bending Spoons che stanno andando molto bene nel consumer e nel commerce. E in generale vedo molti founder italiani di successo, anche all’estero”.
Ha incontrato founder italiani?
“Sì, diversi. Non molti qui in Italia perché sono arrivata oggi, ma durante l’anno ne ho conosciuti tanti in giro per l’Europa e nel mondo. Proprio questa sera ci sarà una cena con founder italiani che vivono e lavorano all’estero, venuti a Torino per l’Italian Tech Week. È bello vedere che oggi si può costruire da qui, senza dover per forza trasferirsi altrove”.
Qual è il suo obiettivo principale?
“Ho un solo obiettivo, che è anche quello di OpenAI: costruire un’AGI che porti benefici a tutti. Per me significa che le startup europee possano sviluppare nuove capacità e strumenti che generino valore: più opportunità economiche, più soddisfazione nel lavoro, più tempo libero, più ritorni sugli investimenti. Voglio che possano costruire qui, con il nostro supporto, e che noi continuiamo a fornire la tecnologia per renderlo possibile”.
La Repubblica